LA SOLUZIONE CHE STA NEL MEZZO

In questo periodo mi trovo molto spesso a riflettere su quelle che sono le abitudini di acquisto delle persone: mi sono accorta di sbirciare nei carrelli della spesa altrui, o di contare il numero di passate di pomodoro che il cliente che mi precede mette sul nastro trasportatore della cassa del supermercato (potrei farmi gli affari miei, è vero, ma cerco di vederla come uno studio di settore, tipo quelli condotti nelle prestigiose università americane 😉 ).
Noto sempre grandi scorte di ogni genere (dagli alimentari, ai cosmetici, ai prodotti per la pulizia) e la Professional Organizer che c’è in me passa in rassegna tutte le modalità per sistemare quelle scorte consistenti e si domanda quanti di quei prodotti verranno usati, quanti dimenticati e quanti scadranno senza neppure essere aperti.

Questo è anche il periodo in cui mi è venuta una nuova fissazione: le TINY HOUSE, che sono delle micro-case (ma proprio micro, eh! Si parla anche di 25mq). Ci sono programmi tv che raccontano di persone che scelgono di vivere in questi ambienti extra small (i motivi sono molteplici: queste case sono trasportabili, economiche e amiche dell’ambiente) e la Professional Organizer che c’è in me ama scoprire quali soluzioni salvaspazio vengano adottate per gestire al meglio quei pochi cm2.
Nascono così delle considerazioni su cosa voglia dire -anche- vivere in quelle case: ambienti claustrofobici, zero privacy, odori che ristagnano e poca aria che circola.

Grandi scorte.
Microambienti.

La società 2.0 è anche questa: quella degli estremi, del troppo o del troppo poco ed io, nel mio piccolo, mi trovo a pensare che a volte facciamo di tutto pur di complicarci la vita.
Partendo dal massimo rispetto per chi sceglie uno stile di vita estremista (minimale sarebbe riduttivo e non corretto), la domanda che continuo a pormi è: quanto ormai stiamo andando verso gli estremi, a scapito di quelle che sono le nostre vere esigenze come persone?

Nel mio piccolo campione di persone prese in esame (questa cosa dei dati statistici mi sta un attimo prendendo la mano…), dalla casalinga disperata alla donna in super carriera, da quella che vive nel paesino disperso a quella che vive nel centro della metropoli milanese, il dato che è sempre emerso, la conditio sine qua non, è quello di poter vivere in una casa che desse loro benessere e in un ambiente armonioso.
Faccio fatica, quindi, a capire, sia come donna che come Professional Organizer, chi sceglie di vivere in maniera estrema. Nel caso di chi compra in serie grandi scorte, abbagliato dal trucchetto delle offerte o delle scorte famiglia, credendo di risparmiare e/o di uscire una volta in meno a fare la spesa, mi chiedo come si possano gestire tutte quelle cose, sia dal punto di vista degli spazi che da quello degli sprechi, in maniera semplice e funzionale, senza rimetterci soldi, tempo e stress.
Per quello che riguarda il vivere “in piccolo”, mi chiedo cosa possa portare a scegliere (sottolineo questo termine) di rinunciare allo spazio a favore di claustrofobia e scomodità.

Ho scelto di fare un lavoro che ha lo scopo di aiutare le persone a vivere al meglio la propria vita e i propri spazi, attraverso la semplificazione, per questo, probabilmente, fatico a capire perché ci si debba complicare la quotidianità.

In questa società 2.0 forse, ci è proprio dimenticati che la soluzione non sta negli estremi che, proprio per la posizione in cui stanno, richiedono uno grande sforzo per stare in equilibrio.
La soluzione, probabilmente, sta nel mezzo.
Senza infamia e senza lode, forse.
Di certo con quella buona dose di sicurezza data da tutto quello che è concreto, ben piantato a terra.

 

cover photo by Unsplash

Marika Menarello
info@casapoetica.it

Sono una professional organizer e insieme rendiamo la tua casa libera dal superfluo.

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