METTI UNA GIORNATA ALLA SCUOLA MATERNA -Considerazioni-

Ai miei tempi si chiamava asilo, poi è diventata la scuola materna ed ora è la scuola dell’infanzia, ma comunque la si chiami, il post di questa settimana è nato proprio lì dentro.

L’idea era quella di capire quali metodi e quali tecniche adottino le educatrici per avvicinare i bambini alla cultura dell’organizzazione e dell’ordine.

In questa scuola le classi sono formate da bimbi di tutte le età (pulcini-coccinelle-scoiattoli) e ogni pulcino ha uno scoiattolo come compagno di riferimento: per i piccoli un ottimo modo per essere aiutati nelle piccole/grandi imprese quotidiane e, per i più grandi, la possibilità di sviluppare maggiormente l’altruismo e il senso di responsabilità.

Dopo un po’ di “gioco libero”, si riordina la classe e alla maestra basta una semplice frase “Chi mi dà una mano a mettere a posto?” e, iniziando lei a raccogliere le costruzioni, ha subito l’attenzione e l’aiuto di tutti i bimbi. Ognuno fa qualcosa, ci si aiuta e la maestra dà l’esempio: in un attimo la classe è tornata sgombra e si comincia una nuova attività. Durante la mattinata c’è il momento definito “circle time” in cui, mentre si sta seduti in cerchio, bimbi e maestre mangiano un frutto (è stato divertentissimo guardare le loro espressioni concentrate mentre sbucciavano i mandarini), raccontano momenti, sensazioni, aneddoti e la maestra spiega qualcosa (oggi, nello specifico, si è parlato della bussola).

Tutto gira intorno alla routine e al bisogno che hanno i bambini di abitudini e di tempo ben scandito, dal gioco al momento di relax.

Ho anche assistito a due “lezioni” di psicomotricità, che mi hanno davvero insegnato tante cose. Ovviamente si lavora con bimbi coetanei tra loro, per analizzare e approfondire le peculiarità e le esigenze tipiche di ogni età.

Per i più piccoli, giochi per imparare i tempi di attesa (quanto è importante quel “pronti, partenza, via!!”), per prendere coscienza del proprio corpo e, davanti allo specchio, per avere la percezione dello spazio. Ho visto con i miei occhi quanto una verbalizzazione pacata e rassicurante aiuti, specialmente i bambini più vivaci che nella quotidianità faticano a esprimere le proprie emozioni.

Con la classe dei più grandi, invece, ho assistito a giochi che hanno lo scopo di insegnare a rispettare i tempi dei compagni e ho imparato che un semplice rotolamento sul tappeto aiuta a comprendere se la parte dominante del corpo sia la destra o la sinistra (l’anno prossimo andranno alla scuola primaria e quello aiuta anche a capire la mano che useranno per scrivere).

Il momento del pranzo è ancora una volta condivisione e suddivisione dei compiti: i “camerieri del giorno” -ruolo, devo dire, davvero molto ambìto- distribuiscono bicchieri, pane e frutta.

Ho assistito a tanti bei momenti di innocenza (i miei capelli rosa sono diventati un must tra le bimbe), di crescita e di solidarietà tra i bambini che incitavano i più deboli e coinvolgevano i più timidi nelle attività, ad altri momenti di bisticci e dispetti per mettersi in mostra o per far valere un’idea.

Come madre ho capito che scarseggio di pazienza e che un tono di voce deciso e fermo vale più di un urlo.

Come Professional Organizer ho rafforzato le mie posizioni sull’importanza della routine e del gioco di squadra e, soprattutto, l’importanza di offrire quanti più strumenti possibili per rendere indipendenti i bambini.

Vi lascio con una frase che oggi ho sentito tante volte e che ha del miracoloso alle orecchie dei bimbi:

“PROVA, SO CHE CE LA PUOI FARE”

Stimoliamoli e diamo loro fiducia: sapranno stupirci.

Marika Menarello
info@casapoetica.it

Sono una professional organizer e insieme rendiamo la tua casa libera dal superfluo.

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