30 Gen Marie Kondo e l’illusione della casa perfetta
È di pochi giorni fa la notizia che Marie Kondo, la guru giapponese del riordino estremo, abbia dichiarato che, da quando in casa sua sono arrivati tre figli, ha rinunciato all’idea di casa perfetta.
È dal 2014, dall’anno dell’uscita in Italia del suo Bestseller “Il magico potere del riordino”, che attendo, più o meno pacificamente e silenziosamente, questa dichiarazione.
Marie Kondo e un riordino che di magico non ha proprio nulla
Giusto per dovere di cronaca, il suo più famoso libro – a cui ne sono succeduti altri- è una estenuante e ridondante ripetizione del concetto che per essere felici bisogna eliminare e riordinare. Un libro intero, rimarcando la cosa in tutti i capitoli, per essere coerente col principio del poco ed essenziale.
Il decluttering, la fase dell’eliminazione del superfluo, quella che dovrebbe rappresentare elaborazione e analisi, che richiede metodo e la giusta calma, è proposta, invece, come una sorta di lotta contro il tempo e di gara a chi butta di più.
Il riordino estremo, che porta a una casa più o meno asettica, nella quale è meglio muoversi poco e viver ancor meno, è da effettuarsi in pochissimi giorni, così tolto il dente e tolto il male, ma pure la fame e il sonno, già che dobbiamo eliminare.
Insomma, l’evoluzione del metodo alla Carmen Consoli, che da “confusa e felice” passa a “confusa e stremata”.
Il metodo Konmari in Occidente
Quando il libro di Marie Kondo, con il rispettivo metodo, sbarca – e sbanca- in Occidente, l’eco è di grande portata, ma troppo poco ci si sofferma a evidenziare quanto poco possa essere riprodotto qui.
È più semplice, remunerativo e popolare gridare alla “soluzione definitiva”, che essere obiettivi e analizzarne tutte le criticità.
La cultura giapponese, che trova fondamenta nel rispetto, nella misura e nella spiritualità, ha pochi punti d’incontro con l’Occidente degli eccessi e del consumismo. Difficile, quindi, portare ad avere una visione della casa più essenziale e a uno stile di vita che mette l’accento sul “poco, ma di qualità”.
Altra differenza fondamentale è la struttura delle abitazioni: in Giappone le case sono molto, molto piccole, perciò prive di grandi elementi di contenimento/mobili; basti pensare al futon, che si stende a terra nel momento di coricarsi e si richiude e ripone la mattina.
È anche per questo motivo che c’è un’attenta e minuziosa ottimizzazione degli spazi, non solo in termini di quantità di cose, ma anche di metodi e tecniche per sistemare gli oggetti.
Marie Kondo che insegna a piegare (o forse no)
Ecco che, proprio per sfruttare al massimo gli spazi, Marie Kondo ha fatto sua l’arte di piegare e ripiegare calze, mutande, magliette e per mesi ci ha tartassato con tutorial h/24.
Tutto bene, tutto utile, tutto da replicare nelle nostre case, ma non dimentichiamoci che il Giappone è la patria degli origami, del furoshiki (l’arte di impacchettare i regali), del kimono che deve essere riposto in maniera impeccabile.
Il problema grande, però, non è stato attribuire la paternità (o maternità?) di questa tecnica, ma credere che questa potesse risolvere i problemi di disordine.
Perché il metodo di Marie Kondo crolla
Tantissime volte, sia direttamente che indirettamente, ho sentito dire che il Konmari, così come proposto, non ha funzionato, specie sul lungo termine.
Il metodo di Marie Kondo punta alla quantità di cose da eliminare e a una rigidità che ben poco si sposano con l’idea di una casa piacevole da vivere.
La perfezione sembra essere il fine ultimo, peccato però sia quell’utopia che porta alla frustrazione e all’abbandono del progetto di riordino.
Case belle, immacolate, rigorose, ben poco ricche di quotidianità e umane sbavature.
Non è tutto da eliminare
A parte il decluttering fatto in fretta e furia, così da creare terreno fertile per i sensi di colpa, Marie Kondo ha fatto anche cose buone.
Il motivo per il quale le sono grata, nonostante la mia evidente ritrosia nei suoi confronti, è che per merito suo le persone hanno cercato un modo per vivere la propria casa in maniera più organizzata.
Ha aperto il dibattito.
Quel rigore, come lei stessa ha dichiarato, non porta alla gioia, ma sicuramente una casa più organizzata aiuta a vivere con maggiore serenità e leggerezza.
Come si fa ad avere una casa più organizzata senza utilizzare il metodo di Marie Kondo
Te lo posso garantire: è possibile.
Non serve la rigidità del Konmari, neppure fare piazza pulita di tutti gli oggetti o piegare i tessuti con precisione millimetrica.
Occorre fare un’analisi oggettiva delle cose, ma anche delle abitudini, delle esigenze e degli spazi.
È importante capire che si devono fare delle scelte e come farle con consapevolezza.
E poi ottimizzare gli spazi con tecniche precise per la realtà che si ha davanti e, soprattutto, personalizzare il percorso, così che i risultati siano durevoli nel tempo.
Poco effimero.
Meno perfezione.
Molta concretezza.
Più valorizzazione.
Meno Konmari.
Meglio Con Maky 😉
Cover Photo by Hidefumi Ohmichi on Unsplash.
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