07 Mag STORIA DI MAKY, DI UN CIUFFO ROSA E DI PERSONAL BRANDING -La storia del mese-
Quando ho raccontato ai miei amici che nel mese di maggio avrei parlato di Personal Branding, tutti hanno pensato che stessi scherzando, perché la tecnologia e il mondo digitale sono lontani anni luce da me. Ma io, ovviamente, avevo già deciso di farlo (leggasi “nessuno mi avrebbe fermato”) e, ovviamente, di farlo a modo mio.
Il signor Wikipedia racconta che “il personal branding sia l’attività con cui prima si consapevolizza e poi si struttura il proprio brand, ovvero la propria marca personale. Può essere definito come ciò che viene detto, sentito e pensato a livello collettivo dalle persone su di voi e sui servizi che offrite, nella vostra vita professionale e non.”
Ma perché ho deciso di parlarne io che mi occupo di organizzazione domestica?
Ho una storia da raccontarvi e, questa volta, si parla di me.
Quando mi sono messa in proprio e ho iniziato a fare la Professional Organizer, di tutto quello che girava intorno al web e alla comunicazione in generale non sapevo proprio nulla. Avevo bisogno, però, di farmi conoscere il più possibile e di far capire il mio lavoro. Son partita così da una banalissima pagina Facebook e sono andata a farmi stampare dei biglietti da visita e delle brochure. A distanza di più di 2 anni, quella pagina è cresciuta tantissimo, ha cambiato nome e come immagine profilo ha il mio logo, che ho studiato a tavolino con una grafica, i biglietti da visita sono in ristampa (e saranno tutti nuovi), ma le brochure non finiscono mai!! E’ vero che i biglietti da visita sono più maneggevoli e perciò si danno più facilmente, ma è anche vero che faccio proprio fatica a guardare quelle brochure. In quel piccolo depliant, la mia foto, quell’immagine che dovrebbe far collegare un nome a un viso, non mi rappresenta minimamente.
Sapete cosa è successo?
E’ successo che volevo dare l’impressione di una persona estremamente professionale puntando su un stile molto “basic”, per dare un certo senso di tranquillità e ispirare fiducia ai miei potenziali clienti. Peccato che la professionalità non sia determinata dal colore di capelli o da un linguaggio sofisticato.
Questo è stato un mio grande errore (uno dei tanti): mi sono presentata come non sono, non sono stata corretta sia con gli altri che con me stessa.
Quando ho iniziato a pensare al mio sito, ho parlato di questa mia “leggerezza” iniziale, dettata sicuramente dall’inesperienza e ho chiesto aiuto anche per non commettere nuovamente questo sbaglio.
La scelta del mio Personal Branding è stata molto più immediata di quanto potessi sperare, perché la risposta l’avevo davanti allo specchio: il mio mondo rosa e il mio essere sopra le righe.
Il linguaggio schietto, la battuta facile, la schematicità nel proporre dei contenuti o una descrizione: sono io e, soprattutto, è quello che vedono e/o scelgono le persone.
A loro va il mio rispetto che parte dal presentarmi per quello che sono.
L’organizzazione, del resto, è anche quella cosa aiuta a fare delle scelte: io ho scelto di essere me stessa e di presentarmi -ed essere rappresentata- senza filtri (tra l’altro è pure un gran guadagno di tempo: non mi pettino!! Te ne eri accorto?! 😛 )
Questa, in sostanza, la mia idea di Personal Branding: avere un’identità lavorativa che si sovrapponga perfettamente con l’identità personale.
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