16 Gen LA SINDROME DI GALOIS
Io talvolta ne soffro, mio marito anche. Conosco molta gente con lo stesso disturbo e, con molta probabilità, pure tu non sei immune. Non ti vengono strane bolle sul corpo, neppure prurito o giramenti di testa.
La sindrome di Galois non è un disturbo clinico, ma un comportamento: l’abitudine ad aspettare fino all’ultimo, per poi fare uno sforzo immane per portare a termine, nel tempo stabilito, una certa azione.
Diciamola meglio: è come quando a scuola continuavi a rimandare la consegna di una tesina e poi stavi sveglia la notte, per riuscire a finirla in tempo e non prendere 4.
Io di quattro ho fatto collezioni. Odiavo “diritto” (ma pure matematica e scienze, a dirla tutta!) e mi ritrovavo a studiarlo solo all’ultimo, ricordandomi niente, arrampicandomi sugli specchi e ottenendo risultati inevitabili – e meritati.
Galois nacque nel 1811 ed era un figo. Aveva tipo 16 anni quando riuscì a risolvere un problema matematico vecchio di oltre 50 anni (dato quello che ho scritto prima, capirai bene che sia meglio se andassi da sola su Wikipedia a capire di cosa si tratti). Aveva una mente acuta che elaborò una teoria delle equazioni complessa, ma che, per un motivo o per l’altro, non ricevette mai i riconoscimenti che meritava.
Galois fu un rivoluzionario (finì anche in carcere per questo) e a 20 anni s’innamorò di una donna già impegnata e, per questo, fu sfidato a duello dal suo fidanzato. Galois sapeva che non sarebbe sopravvissuto a quel duello e passò la sua ultima notte a perfezionare e metter a fuoco la sua teoria (la cui importanza venne riconosciuta postuma).
Questo racconto può essere analizzato da due punti di vista opposti:
il primo è che l’adrenalina può aiutare la creatività, il secondo è che l’ansia da prestazione costringe il cervello ad uno sforzo superiore.
Evariste (dopo tutte queste ricerche lo sento un po’ più mio amico e ho preso confidenza) era un genio, ma pure un grande procrastinatore.
Faccio ammenda: scrivo di Galois, ma anch’io combatto la pigrizia, perché mica è tutto così entusiasmante da fare, ma è pur vero che tanto sempre a me tocca farlo. È bello arrotolarsi nella coperta quei dieci minuti in più, ma poi sono costretta a bere il caffè al volo e correre alla macchina, per non arrivare in ritardo (che è una cosa che odio).
La procrastinazione ha uno scotto da pagare, sempre.
Cosa fare, quindi?
Ti potrebbe aiutare la regola dei 2 minuti (“se ci metti meno di 2 minuti, fallo subito!” – ti togli il pensiero e vai oltre) che è una chicca che vale sempre per tutto e, nella sua semplicità, è un grande aiuto.
Un’altra perla per sconfiggere la procrastinazione ce l’ha regalata Brian Tracy e si chiama “eat the frog” (mangia la rana). Il metodo è semplice e ti fa fare il contrario di quella che è l’abitudine: per prima cosa, fare quello che più pesa e poi la giornata sarà tutta in discesa.
Se per prima cosa prendi appuntamento dal dentista, o vai dal commercialista, o telefoni a tua suocera per avvisarla che non ci sarai al pranzo di famiglia, ti sarai tolta un gran peso e potrai affrontare il resto della giornata con una leggerezza maggiore.
Insomma, ci sto lavorando e ammetto di essere in via di guarigione.
Tu in quale punto ti trovi?
Ph. Alexas Fotos by Pixabay
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