10 Lug ORGANIZZAZIONE, WHAT ELSE?
Ho capito una cosa: l’organizzazione spaventa.
L’organizzazione, per buona parte dell’immaginario collettivo, è quella cosa triste, noiosa e pure un po’ cattivella, che ti fa vivere come nella caserma di Full Metal Jacket. Ho sentito gente parlare di schede, scatole, liste da seguire come fossero medicine da prendere. Se poi, malauguratamente, si dovesse parlare di educare i bambini all’organizzazione, fornendo loro degli strumenti studiati ad hoc, come liste dei compiti da svolgere, per aiutarli a diventare indipendenti e per contribuire attivamente (nei limiti delle loro capacità) alla gestione della casa, come dovrebbero fare tutti i componenti della famiglia, si rischia di venire tacciati di non voler far giocare i bimbi e di reprimerli.
Non ho intenzione di farti cambiare idea, il tuo pensiero è rispettabile tanto quanto il mio, quello che invece ti chiedo di fare è di provare a guardare l’organizzazione da un altro punto di vista.
Essere organizzati significa essere in grado di gestire tempi, cose e spazi senza farsi sopraffare da ansia e stress. Significa essere padroni del proprio spazio e del proprio tempo, riconoscendo e gestendo le priorità. Significa conoscersi nel profondo, valorizzando i propri punti di forza e arginando quelli deboli.
Essere organizzati vuol dire cercare gli strumenti adatti a sé, per migliorare la qualità della vita.
Avere delle liste delle cose da fare aiuta a “restare sul pezzo”, prevenendo eventuali imprevisti o, comunque, riuscendo a gestirli più facilmente.
Utilizzare delle scatole aiuta (anche, ma non solo) a definire gli spazi.
Educare fin da piccoli alla condivisione, alla cura di sé e delle proprie cose, alla collaborazione in famiglia, è il modo più consigliato per aiutarli a crescere autonomi e responsabili.
Ma l’organizzazione, uscendo dagli stereotipi della scatola e della lista, per me è, soprattutto, LEGGEREZZA e SEMPLIFICAZIONE. È con questa modalità che mi approccio ad essa (girano foto fatte da mie corsiste in cui si vedono persone ridere a crepapelle mentre ne parlo) ed è con una modalità semplice ed empatica che mi approccio a che vuole il mio aiuto. Trovo che non ci sia niente di più piacevole e che dia maggiore risultato come le cose imparate con leggerezza e sorriso (leggerezza non vuol dire superficialità, eh!) e perché, diciamolo, non c’è niente di peggio che avere una maestrina con la bacchetta che ti picchia sulle mani se la matita non è parallela al foglio. (Già che siamo, facciamo che sdoganiamo il concetto che l’organizzazione sia la precisione maniacale nel posizionare le cose e andiamo ben oltre 😉 )
Detto questo, resta il fatto che, come per tutte le cose, è giusto che ognuno scelga lo stile di vita che ama di più o che reputa più adatto a sé.
Questo stile di vita, improntato sull’organizzazione, è quello che da anni ho fatto mio, che mi ha cambiato la vita e che faccio conoscere, attraverso un percorso fatto di nuova consapevolezza e nuove abitudini, a chi mi chiede aiuto.
È la mia vita ed il mio lavoro, è ciò in cui credo profondamente ed è ciò che mi ha permesso di conoscere ed entrare in vera comunicazione con tante persone che hanno deciso di cambiare certe abitudini.
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