23 Lug Mai più senza…L’IMPERFEZIONE
Era dal luglio del 2007 che non andavo in vacanza per 15 giorni, dal mio viaggio di nozze. Quest’anno, complice la stanchezza e un’occasione in termini economici al limite del regalo, mi sono concessa 2 settimane in montagna, con mio figlio e i miei genitori.
15 giorni per ricaricarsi, pur senza smettere completamente di lavorare (blog, relazioni da consegnare ad APOI e programmi dei vari corsi), 15 giorni per stare con Edoardo in maniera più rilassata, 15 giorni per respirare aria buona e togliermi il grigiore dalla pelle. Questo quello che credevo o che avrei sperato, invece ho portato casa molto di più.
Ho ri-scoperto il piacere della lentezza, del camminare senza necessariamente andare spedita, delle soste durante una passeggiata per osservare il panorama. Ho vissuto un tempo reale, non scandito da notifiche o da avvisi di chiamata, ma dalla durata di una partita di pallone coi bambini (ecco, magari non fare come me: se l’attività fisica non è tra le tue abitudini, evita di farti inserire nella squadra e soprattutto di giocare con gli infradito), oppure dai minuti che ci mette una cabinovia per arrivare in vetta.
Ho ri-trovato il piacere della semplicità, come andare a fare la spesa nella piccola bottega di paese, dove sei accolto dal sorriso dei gestori che ti chiedono come procede la vacanza, ti consigliano il modo migliore per cucinare quel taglio di carne e ti regalano salvia e rosmarino per renderlo ancora più buono; oppure, ancora sedermi sull’erba e stare coi piedi scalzi e chissenefrega se i pantaloni si sporcano -si lavano- e chissenefrega se poi non saranno perfettamente stirati -li stenderò con cura-
È stato un po’ come vivere in un micro-mondo, in un micro-tempo, ma che mi ha consentito macro-cose e che mi ha riportato a una dimensione più umana e in pace con me stessa, che mi ha permesso di analizzare la mia vita e avere l’ennesima conferma di quanto tempo si impieghi dietro a cose oggettivamente non così importanti, a scapito di altre che invece ci arricchirebbero come persone.
Ho pensato a quando entro in certe case ed è tutto talmente perfetto che mi sento a disagio se sciupo la perfetta composizione dei cuscini o mi senti in colpa se mi cade una goccia di caffè sul tavolino. Io ho scelto di vivere in un luogo organizzato, che però non ha niente a che fare con quelle che si vedono su Elle Decor, la mia è una casa dove ogni tanto parte qualche imprecazione perché un Lego non è nel suo contenitore, ma si è infilato sotto il mio piede (te ne avevo già parlato nel post MAI PIU’ SENZA)
È quello che intendo quando parlo di una casa che racconta chi siamo e che, allo stesso tempo, viene incontro alle nostre esigenze.
È quello che intendo quando parlo di prendersi la propria vita in mano, facendo in modo che le cose siano al nostro servizio e non noi al servizio delle cose.
È scegliere l’imperfezione, che porta ad una perfetta considerazione di sé stessi.
No Comments