
23 Giu Disordine soggiorno: 5 errori che lo fanno sembrare caotico
Disordine soggiorno è un’espressione che descrive una sensazione diffusa: quella di guardare il proprio salotto e pensare “sembra tutto in ordine, ma c’è qualcosa che non funziona”.
Spesso il vero problema non è visibile. Non sono gli oggetti fuori posto, ma l’effetto d’insieme: il modo in cui lo spazio comunica con te, ti accoglie o ti respinge.
Nel mio lavoro come professional organizer vedo ogni giorno soggiorni formalmente ordinati che però trasmettono confusione, stanchezza o incompletezza. E quasi sempre il motivo è nascosto in dettagli che nessuno pensa di rivedere.
Quando tutto è a posto, ma niente ti fa respirare
Un errore frequente nell’organizzazione del soggiorno è quello di concentrarsi sulla quantità di oggetti, tralasciando invece la qualità del loro uso e della loro collocazione.
Può succedere che tu abbia riposto tutto correttamente, ma lo spazio continui a sembrarti instabile. Succede quando gli oggetti ci sono, ma non seguono una logica pensata: sono in posti “giusti” solo in teoria.
Un esempio? I giochi dei bambini riposti in una cesta lontana dal tappeto dove giocano ogni giorno. Oppure i plaid sistemati in un mobile chiuso, quando servono ogni sera sul divano.
L’ordine funziona quando segue la realtà, non l’ideale.
Disordine in soggiorno e sovraccarico visivo
Anche uno spazio ben curato può comunicare disordine se troppe cose sono visibili contemporaneamente.
Mensole piene, superfici sature, decorazioni accumulate.
Non si tratta di togliere per forza, ma di scegliere.
Quando tutto è presente, nulla si distingue. E l’occhio non trova riposo.
Un vassoio con tre oggetti selezionati crea più ordine visivo di un piano perfettamente allineato ma affollato.
L’organizzazione non è solo interna: anche ciò che si vede richiede equilibrio.
Mancanza di confini funzionali = caos implicito
Il soggiorno è spesso la stanza più multifunzionale della casa.
Si gioca, si lavora, si guarda la TV, si accolgono ospiti. Quando queste attività convivono senza zone distinte, il risultato è un caos silenzioso.
Non servono pareti o mobili su misura per creare confini.
Basta una routine, una disposizione pensata, piccoli segnali visivi.
Organizzare non è dividere: è permettere alle funzioni di esistere, senza scontrarsi.
Oggetti “in pausa”: il disordine che si prolunga
Un disegno lasciato in sospeso, un libro appoggiato a metà, un caricatore in vista “perché tanto lo uso dopo”.
Niente di tutto questo è davvero fuori posto.
Ma quando tutto è temporaneo, nulla è definito.
Il risultato è un soggiorno che sembra sempre in movimento, ma mai concluso.
Qui la soluzione non è riporre. È chiudere le fasi, con microazioni che segnano un prima e un dopo.
Due minuti ogni sera valgono più di un riordino completo ogni settimana.
Troppe decisioni lasciate in sospeso
Una lampada mai fissata, un mobile in attesa, un angolo vuoto senza una funzione chiara.
Anche le cose non fatte comunicano disordine.
Non perché siano “brutte”, ma perché restano lì come domande aperte. E lo spazio, intorno a quelle domande, non si stabilizza mai.
Decidere, anche solo un dettaglio, cambia la percezione.
Finire, fissare, scegliere: tre verbi che hanno molto più effetto dell’etichettare.
Il disordine in soggiorno non è sempre un fatto: è una sensazione continua
Se ogni giorno ti sembra di rimettere tutto a posto, ma non ti senti mai “in ordine”, è probabile che il tuo soggiorno non sia allineato con il modo in cui lo vivi.
Non è una questione di stile o estetica.
È una questione di relazione.
Nel mio lavoro non aiuto a “mettere via”.
Aiuto a dare un senso allo spazio, renderlo coerente con chi lo abita, farlo funzionare davvero nella vita quotidiana.
Scrivimi se vuoi rimettere in equilibrio il tuo soggiorno partendo da ciò che vivi — non solo da ciò che si vede.
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