05 Mar STORIA DI M E DI UN POSTO CHIAMATO CASA -La storia del mese-
Ho deciso che il mese di marzo sarà dedicato al reale valore delle cose, concetto complicato che spero di riuscire ad esprimere con semplicità e che, soprattutto, porti a un bel confronto con voi.
Per esprimere meglio quello che penso, anche stavolta ho deciso di farmi aiutare dalla storia reale di una mia cliente, che ha richiesto il mio intervento lo scorso autunno.
Credo di aver amato M e la sua fortissima personalità nel momento stesso in cui l’ho incontrata. Minuta, chiacchierona, assolutamente stravagante nella sua semplicità, un mix tra una reduce di Woodstock ed una prof di chimica, con una casa che la rispecchiava completamente, così colorata e piena di cose (per qualcuna delle quali ho dovuto chiedere delucidazioni).
Di questa storia non sono importanti gli interventi di professional organizing in sé, che ormai sarete anche stufi di sentir parlare di ottimizzazione degli spazi e suddivisione per categoria, ma è interessante e originale capire la motivazione che l’ha spinta a chiamarmi.
M ha una bellissima famiglia allargata, quelle con le quali non si rischia minimamente di annoiarsi e, con una parte di essa ha deciso di trasferirsi in Inghilterra, dove la figlia minore studierà per un paio di anni. La figlia che studia all’università, invece, resterà in Italia, in questo appartamento, di cui verrò affittata una stanza che verrà occupata da un’altra ragazza, una studentessa di Bari. Mentre facevamo spazio, organizzavamo per bene la cucina e rendevamo un posto accogliente la camera da letto, M aveva gli occhi che le brillavano. Mi ha parlato della gioia e dell’emozione della figlia piccola, della voglia di indipendenza della grande, dei loro timori come genitori, ma mi una volta ha parlato della paura o del dubbio di lasciare casa sua in mano a un’altra persona.
Ci siamo confrontate su questa cosa, perché è diverso rispetto a quando si affitta un appartamento di proprietà: qui si tratta di far vivere un estraneo nella nostra stessa casa, piena delle nostre cose.
“Tutto ciò che mi serve realmente o che è importante verrà con me, questo è solo un posto dove stare”
Persone come M che, per ragioni o per scelte personali, hanno vissuto in luoghi e in case diverse, hanno capito cosa conta per loro. Traslochi (e chi ne ha fatti sa quanto siano faticosi), cambiamenti radicali dello stile di vita e dello stato di famiglia, l’hanno portata a guardare alle cose e alla vita in maniera critica e asciutta. Ho conosciuto una donna che mette sul piatto della bilancia sentimenti, famiglia, oggetti e possibilità. Ho conosciuto una donna che ama la sua casa e che l’ha sempre curata, ma che ha capito che quella è solo un bel contorno della sua vita.
Ci siamo incontrate durante le vacanze di Natale e mi ha fatto vedere le foto del suo appartamento inglese: un abisso di stile e di colori rispetto a quello italiano, eppure l’anima e la personalità di M trasparivano da ogni angolo.
Ecco l’esempio concreto di quello che intendo quando dico che l’anima della casa non è un arredamento costoso o un oggetto di design, ma la persona che la abita, rendendola viva e perciò preziosa.
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