08 Gen STORIA DI E, DI LIBRI E DI ALTRE COSE -La storia del mese-
La storia del mese si svolge a Pavia, in autunno inoltrato, dopo aver ricevuto una telefonata da parte di una mia amica che si occupa di Home Staging e Relooking/Restyling nelle case. Mi chiede un aiuto per un appartamento nel quale deve rinnovare il soggiorno, ma c’è tanta, troppa roba per pensare di potere iniziare a fare qualsiasi cosa.
Entriamo in questa casa e conosco la coppia che ci abita: lei solare e molto affabile, lui curioso e ottimo oratore. Ormai lo sapete che la cosa che più mi interessa al primo incontro è quella di entrare in empatia col mio interlocutore, ascoltarne i desideri e le esigenze, capire cosa si aspetti da una mia consulenza. Caffè, quattro chiacchiere e poi mi portano in salotto: entro in un locale non molto grande ma tanto, tanto pieno di oggetti e soprattutto di libri.
Parlo con E, le chiedo di quei libri, cerco di capire l’importanza che hanno nella sua vita e nella sua casa. Come succede in molti casi, quei tomi sono il frutto di anni e anni di lettura, in molti casi comprati, in alti regalati.
Or bene, ecco che mi trovo ad affrontare uno dei temi più spinosi: il decluttering dei libri.
Giuro che non è mio intento far scoppiare casi internazionali, né tirarmi dietro le ire dei fondamentalisti della lettura, ma vorrei giusto cercare di spiegare certi punti. Toccare quel tasto, infatti, anche tra E. e suo marito ha scatenato una bella discussione: lui propenso ad eliminare e lei ferma sulla sua posizione che i libri non si devono toccare.
Ho lasciato che si confrontassero in modo da avere chiare le posizioni di ognuno e poi ho parlato con E.
Il primo punto, sul quale sono stata ferma e che ho ribadito più volte è che i libri non si buttano: si regalano, si portano alle biblioteche o nelle sale d’attesa dei medici, si fa bookcrossing o si rivendono ai mercatini, ma non si buttano.
La seconda cosa è stata rassicurarla che se i libri hanno un ruolo speciale nella vita, lo avrebbero avuto anche nella casa, meritandosi uno spazio “d’onore”.
…e poi è arrivato il tasto dolente: metterla davanti al fatto che fosse oggettivamente impossibile rendere quella stanza come la sognava continuando a tenere tutti quei volumi. Le ho fatto delle semplici domande, alle quali ho chiesto di rispondere – anche solo a se stessa- con estrema sincerità.
– Ti ricordi di ogni libro?
– Mi sapresti raccontare la trama, o parlare dei protagonisti?
– C’è qualche libro che non ti è piaciuto?
Il fatto che non ti ricordi minimamente di cosa parli indica che non ha catturato il tuo interesse.
– Ha senso occupare spazio con qualcosa che non ti piace, togliendolo ad altri che invece sono stati importanti per te?
La discussione si è poi spostata su altro, per dare tempo a E. di metabolizzare e perché era evidente che la situazione la stesse turbando.
Trascorse un paio di settimane, E. mi telefona: ha iniziato un grosso lavoro di decluttering, sostenuta ed aiutata dal marito. Ha confessato che all’inizio è stata dura e che non credeva ce l’avrebbe mai fatta. Sono state regalati diversi scatoloni di libri ed hanno cominciato anche coi vari oggetti che c’erano in giro a fare gli stessi passaggi.
Il disagio che provocava in famiglia tutto quell’accumulo, la voglia di uno spazio nuovo unito al sostegno e all’aiuto del marito sono stati gli elementi chiave che l’hanno portata al cambiamento.
Il fatto che si sia ritrovata più a suo agio nei suoi stessi spazi è la spinta che la porta a continuare su questa strada.
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